Sembrava un normale giorno di scuola per Emanuele quello che invece si è tramutato in un incubo, lunedì scorso, al liceo Scientifico “Valentini-Majorana” di Castrolibero, dove è stato brutalmente pestato a sangue dai suoi coetanei.

Il ragazzo, di soli quattordici anni, viveva il disagio delle continue intimidazioni da parte dei suoi compagni, che lo tormentavano con insulti e offese insostenibili. A rompere quella silenziosa pazienza è stato l’oltraggio alla sua fidanzatina, anche lei bersaglio dei bulli, che ha dato la forza ad Emanuele di reagire, e rispondere a tono ai suoi persecutori. Reazione che non è rimasta impunita, perché, suonata l’ultima campanella, il ragazzo viene colpito da un pugno fuori in cortile da uno dei coetanei, facendolo cadere con il volto contro un muretto. Il colpo ha causato al quattordicenne la perdita dei denti, la rottura del naso e gravi danni all’interno della bocca.

Professori, alunni, genitori, erano tutti lì presenti ad assistere al vile gesto di un ragazzino contro un ragazzino. Nessuno di loro si è presentato in caserma a esporre denuncia per la brutale violenza consumatasi sotto gli occhi di tutti, come conferma il maresciallo Vincenzo Cozzarelli, al comando della stazione dei Carabinieri di Castrolibero.

A farsi sentire però è la madre della vittima, Adele Sammarro, che con un post su Facebook mostra la foto delle critiche condizioni del figlio in ospedale. “Lunedì era il giorno di san Francesco, è stato lui a salvare la vita di mio figlio” sono queste le parole del post che lasciano trasparire il dolore di chi non si riesce a capacitare della brutale violenza e della vile omertà che ancora vige in adulti e ragazzi, in genitori e figli.

Ciò che è successo ad Emanuele è fonte di riflessione per come viene normalizzata la violenza al giorno d’oggi, specialmente tra i più giovani, ma soprattutto come la mite ribellione di Emanuele si sia tramutata in una violenta vendetta che avrebbe potuto anche costargli la vita.