Un flash mob in maschera è stato messo in atto a Cosenza dagli appartenenti a Fem.In.

Cosentine in lotta, Aula Studio liberata, Fronte della Gioventù Comunista Unical e Progetto Azadì in segno di solidarietà a Jessica, Simone e Francesco dopo la notifica della proposta di applicazione della misura della sorveglianza speciale avanzata su richiesta dalla Divisione anticrimine della Questura di Cosenza nei confronti dei tre attivisti di movimenti civici della città.

"Giù le mani dalle coscienze critiche di questa terra - hanno sostenuto i partecipanti - siamo studentesse e studenti dell'Università della Calabria. Stamattina abbiamo voluto rappresentare la sorte che ci spetterebbe, in un prossimo futuro, se dovesse passare la sorveglianza speciale che la questura di Cosenza vorrebbe infliggere. Dietro quelle maschere non c'era nessuno, c'eravamo tutti e tutte: un'intera generazione e un'intera popolazione. In questi giorni abbiamo ricevuto un messaggio molto chiaro da parte degli organi di polizia della città di Cosenza: 'se avete un cervello, e volete anche usarlo, sappiate che vi teniamo d'occhio, non sia mai che vi venga in mente essere parte attiva in questa società'".

 

 

 

 

 

"Abbiamo scelto di restare in Calabria - è detto in una nota - per studiare, per formarci ed impegnarci a costruire un presente e immaginare un futuro migliore per tutte e tutti, far passare questa misura significa negare la stessa ragione d'essere dell'Università: quella di forgiare menti e saperi in grado di incidere per lo sviluppo e l'emancipazione dei territori e di chi li vive".