Accusata per il reato di peculato, in quanto ha prosciugato il conto corrente di un malato di Alzheimer, perché nominata amministratore di sostegno nei confronti di quest’ultimo,  una donna di 40 anni, Emiliana Guzzo, avvocato del foro cosentino, dopo avere patteggiato è stata condannata ad un anno e sei mesi di reclusione (pena sospesa). Alla giovane professionista sono state riconosciute le attenuanti generiche per un seppur parziale risarcimento alla famiglia del malato di Alzheimer, che nel frattempo è deceduto,  di 48 mila euro a fronte dell’ammontare della truffa che è stata quantificata in circa 63 mila euro. Cifra versata ai familiari prima della sentenza.

I Fatti

La storia ha inizio nell’aprile del 2015, quando il giudice tutelare, nomina l’avvocato cosentino amministratore di sostegno, con il compito di sostenere un anziano affetto dal morbo di Alzheimer. Tutela che mantiene per un anno, vale a dire fino al suo decesso. In questi dodici mesi, l’avvocato del Foro di Cosenza, all’oscuro ovviamente dell’anziano malato, tra l’altro incapace di intendere e di volere a causa della malattia degenerativa e dei suoi familiari, con una serie di stratagemmi, si appropria di tutti i soldi del suo conto corrente, riuscendo persino ad eludere i familiari che nel frattempo con l’aggravarsi della patologia chiedono più soldi per le cure del loro caro. Soldi che non vedranno mai perché l’avvocato in qualità di amministratore di sostegno ha sempre sostenuto che il giudice titolare non autorizzava queste spese considerate eccezionali. Richieste si scoprirà in seguito mai depositate. Ai familiari non resta altro che far fronte di tasca propria a sostenere le cure dell’anziano affetto di Alzheimer. Mentre nel frattempo la Emiliana Guzzo,  comincia periodicamente ad effettuare bonifici, ad emettere assegni, che però vanno a finire sul proprio conto corrente. Raggira allo stesso tempo persino il badante aumentandogli a sua insaputa  lo stipendio da 800 a 1250 euro, ottenendo finanche  il permesso di un prelievo di 7 mila euro. Il tutto naturalmente giustificato da fatture e ricevute, ovviamente false. La truffa viene scoperta dai familiari quando dopo la morte dell’anziano malato di Alzheimer, avviano le procedure per la successione. La donna per cercare di prender tempo comunica agli eredi l’esistenza di un nuovo conto corrente  presso altro istituto bancario, con 46 mila euro, ma alla fine è lo stesso istituto a dichiarare che tra i suoi correntisti non è mai risultato F.C. . Mentre i familiari una volta subodorato quella che poi si è materializzata in una vera e propria truffa, scoprono che sul conto corrente nella vecchia filiale erano rimasti solo 412 euro. Da qui parte la denuncia nei confronti dell’avvocato che è stata riconosciuta colpevole.