Un Pil che retrocede e l’aumento dei prezzi  sono le iniquità che tengono relegate il mezzogiorno ad una condizione di minoranza, infatti, secondo la stima effettuata, nel 2023 il divario Nord-Sud rischia di ingrandirsi notevolmente.

Il dato medio italiano del prodotto interno lordo dovrebbe aggirarsi attorno al +0,5%, ma quello del meridione si contrarrebbe, nel 2023, al -0,4% contro un Pil del settentrione  dello +0,8%. Questo eclatante divario, secondo la stima, sarebbe dovuto alla spese medie delle famiglie e ai loro consumi. In questa ottica, la Calabria splende in negativo con il progresso meno alto d’Italia ad eccezione del Molise.

Secondo le stime Svimez, infatti, l’incremento dei prezzi in bolletta ammontano a circa 49,2 miliardi di euro, ma gli effetti non sono omogenei, nuocciono soprattutto le imprese e le famiglie del settentrione. Inoltre, si valuta anche che, a causa dei rincari, l’incidenza delle famiglie in condizioni di  povertà potrebbe crescere così da relegare gli italiani e soprattutto il mezzogiorno ad una condizione stabile di miseria assoluta e proprio quando si credeva che il sole iniziasse a fare capolino, l’inflazione - dopo il Covid-19, la guerra e la crisi energetica -  impatta sulla popolazione non risparmiando nessuno.