Tirocini: evitare che una misura apprezzabile nelle intenzioni si trasformi in un pasticcio. Occorrono misure specifiche e inclusive
L'emergenza Covid19 ha impattato in modo drammatico il mondo del lavoro, autonomo e dipendente, e rischia di avere conseguenze tragiche sull'universo scomposto e disomogeneo del precariato.
Le misure varate dal Governo nazionale pur assolutamente necessarie, rispondono solo in parte alle esigenze ed emergenze delle migliaia di precari, tirocinanti, somministrati, collaboratori e partite iva che si ritrovano privi di reddito e senza prospettive immediate di ripresa lavorativa.
Occorrono misure intrecciate tra Governo nazionale, Regione ed enti locali, servono interventi specifici e dedicati per ognuna delle diverse platee di riferimento.
In merito ai tirocini in Calabria una misura, pur apprezzabile nelle intenzioni e lungamente sollecitata dalle OO.SS, quale l'anticipo delle mensilità ai tirocinanti rischia di trasformarsi un gigantesco pasticcio.
All'annuncio dell'assessore al lavoro non sono seguiti i risultati sperati, solo 700 degli oltre 4.700 tirocinanti impegnati negli Enti Locali sono infatti potenziali destinatari della misura, in quanto l'intervento, che vede coinvolta l'INPS, è riferito soltanto ai tirocinanti che risultavano avviati e successivamente sospesi, ma non per tutte le tipologie di tirocini è stato utilizzato lo stesso criterio.
L'intervento appare quindi molto parziale ed assai iniquo.
E le indicazioni contenute nella recente nota inviata agli enti locali, per l'eventuale inclusione degli altri circa 4.000 tirocinanti esclusi appaiono lunghe e farraginose, che nel caso degli adempimenti a carico dei CPI di Serra San Bruno e Soverato, risultano addirittura impraticabili per le restrizioni specifiche in atto in quelle località a causa dell'emergenza COVID19,
Risposte di più ampio respiro sono attese anche riguardo ai tirocinanti ex Giustizia, Miur e Mibact che necessitano anch'essi di un congruo segnale di attenzione.
Proprio perché volte a tamponare un'emergenza, pur nel pieno rispetto delle Legge, le procedure devono essere agili e snelle e le misure eque ed improntate a solidarietà ed inclusione. In questo caso la burocrazia ha reso vana, parziale ed iniqua una misura, che nelle intenzioni voleva essere invece di aiuto verso i tirocinanti e le loro famiglie.
Anche se deve essere chiaro che riteniamo insufficiente una semplice anticipazione che dovrà essere recuperata successivamente, previo confronto sindacale che ne stabilisca tempestivamente termini e modalità, mentre occorrono risorse aggiuntive e dedicate come ha fatto la Regione Emilia Romagna che ha varato un bonus "una tantum" variabile tra i 450 ed i 900 euro per i tirocinanti impegnati in aziende private o nelle P.A.
All'Assessore al Lavoro chiediamo di sfoltire le incombenze burocratiche, allargando realmente e con urgenza l'anticipazione a tutta la platea dei potenziali destinatari, al di là se essi risultino o meno avviati e sospesi in quanto tale condizione non è certo loro imputabile, ed al Presidente della Regione un intervento verso il Governo, per includere i tirocinanti, in qualità di disoccupati di lunga durata e quindi soggetti svantaggiati, nell'annunciato Reddito di Emergenza atteso nel prossimo decreto nazionale così per come peraltro sollecitato a gran voce dalle Confederazioni Nazionali.
Pur consapevoli del momento delicato ed emergenziale ci aspettiamo, nelle forme multimediali consentite, un prossimo confronto tra le scriventi Categorie Sindacali e l'Assessore al Lavoro, per ragionare nella immediatezza sull'avvio di quel Piano Straordinario per il Lavoro del quale si sente più che mai la necessità, e che dovrà vedere convogliate tutte le risorse regionali, nazionali e comunitarie possibili, siano esse ordinarie che straordinarie, coinvolgendo insieme alle OO.SS. anche le parti datoriali e gutti gli altri soggetti del partenariato sociale.
Perché la fase è straordinaria, ed occorrono responsabilità collettiva ed unitarietà di intenti, anche per dare una speranza a quanti da anni nel limbo del precariato come i lavoratori ex LSU LPU, legge 15, 12,31 e 40, per i quali occorre fare da subito chiarezza poste le notevoli mancanze, distrazioni e inadempimenti derivanti dalla precedente gestione politico amministrativa che di fatto hanno bloccato gli iter di stabilizzazione, contrattualizzazione ed inserimento dei lavoratori nonostante le OO.SS. avessero più volte proposto soluzioni concrete. Alle migliaia di disoccupati calabresi che guardano alle istituzioni come punto di riferimento, si provi a dare risposte basate non più sulla precarietà ma su un percorso di lavoro stabile che dia prospettive di vita dignitose.
f.to f. to f.to
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Antonio Cimino Carlo Barletta Gianvincenzo Benito Petrassi