Arrivano i giorni del Natale con i suoi preparativi, i giorni delle tradizioni popolari, delle riunioni di famiglia, del cibo cucinato con cura e consumato allegramente in comune.

E c’è, o c’era, anche la preparazione del presepe, quello immortalato in commedia. Molti ricordano Natale in Casa Cupiello per quella domanda, un vero tormentone, Te piace ‘o presepe, che Luca ripete più volte al figlio (ad essere precisi, la domanda è Te piace ‘o Presebbio), che si ripete fino all’ultima scena, quando per l’ennesima e ultima volta, Luca Cupiello domanda -fiducioso e sconfortato- al figlio che non ne capisce il fascino: «Te piace ‘o presepe?».

Il presepe al centro della casa era anche il fulcro delle celebrazioni della fede popolare del Natale calabrese. La sua realizzazione era un rito fondamentale, ora è calante. Il presepe era un vero e proprio atto di creazione, un tentativo di riproduzione figurata dell’ordine del mondo, in cui il paese e la casa, macrocosmo e microcosmo, coincidono e diventano spazio domestico e sacro.

Le rappresentazioni tradizionali parlano così attraverso le figure del presepe e della sua geografia, naturale e celeste, mettendo al centro il trionfo dei simboli della luce che risorge e prepara l’avvento.

Fonte e articolo completo su: icalabresi.it