Unical e Giornalisti d'Azione insieme per raccontare la massoneria del Grande Oriente d’Italia
Domani, 4 novembre, un’intera giornata con la massoneria del Grande Oriente d’Italia, sotto l’egida di “Giornalisti d’Azione” e del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione dell’Unical. Per conoscerla e comunicarla meglio. Al mattino un dibattito con esponenti del mondo accademico, giornalisti e studenti; nel pomeriggio lectio magistralis indirizzata a giornalisti, ma anche aperta al pubblico. Un’intera giornata dedicata a “Tolleranza, dialogo e libero pensiero”, anche con l’intento di far conoscere meglio la massoneria del Grande Oriente d’Italia ai giornalisti, per consentire loro di comunicarla sempre meglio, nel tentativo di superare i luoghi comuni. È questo l’intento con cui il movimento “Giornalisti d’Azione” ed il Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione hanno organizzato per domani, venerdì 4 novembre, all’Università della Calabria, con inizio alle ore 9,00,l’incontro con i vertici nazionale della più numerosa istituzione massonica italiana e tra le più importanti a livello mondiale. Un invito che è stato accettato dal Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, e da Luigi Milazzi, Past Sovrano del Rito Scozzese Antico e Accettato, che, dopo il dibattito del mattino all’Unical, si sposteranno, alle 16,30, all’hotel Arhia di Rende per la lezione magistrale. L’incontro sarà moderato da Sergio Tursi Prato, Tesoriere di “Giornalisti d’Azione”, e prevede i saluti del Rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, del direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione, Francesco Altimari, del presidente di “Giornalisti d’Azione”, Mario Tursi Prato.A dibattere sul tema con Bisi e Milazzi saranno Giancarlo Costabile, docente di storia della democrazia all’Unical, Romano De Grazia, presidente onorario aggiunto della Corte Suprema di Cassazione, Tiziana Selvaggi, del Direttivo di “Giornalisti d’Azione”. “Nonostante siano ancora tanti i pregiudizi verso la massoneria – dice il Gran Maestro del Goi – sono sempre di più le persone che hanno voglia di lavorare nelle logge. Ed è questo quello che conta”.