«È successo a una ragazza di 17 anni che conoscevo: è stata prima violentata e poi uccisa» a testimoniare è Svetlana Zorina, 27 anni, residente a Kherson, che ha parlato durante un collegamento con l’emittente statunitense Cnn, illustrando un’altra faccia della medaglia che, in un momento così delicato come la guerra, viene dimenticato: quello delle donne.

Queste parole, per quanto ancora non verificate, hanno suscitato vergogna e ribrezzo, e sono state ancor di più alimentate dal Ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che ha denunciato pubblicamente l’accaduto, tramite una videoconferenza alla Chatam House.

"Soldati russi hanno stuprato donne nelle città ucraine occupate": sono queste le accuse che emergono nel discorso del ministro “Quando i soldati stuprano le donne nei territori occupati, e abbiamo diversi casi, quando i soldati russi abusano delle donne nelle città ucraina, è chiaramente difficile parlare dell’efficacia della legge internazionale”.

Purtroppo è un “fenomeno” non nuovo quello degli “stupri di guerra”, che mettono in evidenza ancor di più le conseguenze de-umanizzanti delle uniche vittime di questi conflitti: i civili. Situazioni similari sono state vissute, e vengono vissute tutt’ora, anche in altri conflitti che coinvolgono i territori Medio-orientali.

Durante lo scenario bellico non si ha più coscienza di ciò che è reale, di ciò che è civile o morale: ogni azione è spinta da una visceralità animale che ha un solo fine: la conquista. Ed è in questo modo che le donne diventano prede.