Otto milioni e 700mila i consumatori a rischio, di cui 64.500 le persone alcoldipendenti che stanno tentando di uscirne, circa 3.700 incidenti stradali che coinvolgono almeno uno dei conducenti dei veicoli in stato di ebbrezza: sono questi i drammatici dati emersi dalla Relazione al Parlamento che viene tenuta ogni anno nel corso della Conferenza Nazionale Alcol 2022, la quale tratta degli interventi realizzati nel 2021 in materia di alcol e problemi correlati.

 

Un report che fa luce su un fenomeno talmente diffuso da essere preso poco in considerazione dall'opinione pubblica, ma che ha preso piede in maniera ancora più accentuata a seguito della crisi pandemica, dopo dieci anni di stabilità dei dati.

 

L’Istituto Superiore di Sanità (Osservatorio Nazionale Alcol) sintetizza i comportamenti a rischio tramite l'incrocio di due dati principali: il consumo abituale e il "binge drinking", ossia lo stato di ubriachezza.

 

Secondo questa analisi, negli ultimi dieci anni si è rilevato un cambiamento che descrive accuratamente anche l'evoluzione sociale della nostra era, visibili da un progressivo incremento del numero di donne consumatrici, che dal 38,8% passano al 45,3% per il consumo occasionale e dal dal 14,2% al 22,4% per il consumo fuori dai pasti.

 

Ciò che preoccupa maggiormente, sono - sicuramente - le fasce a rischio, le quali sembrano aver subito una ribalta rispetto ai dati precedentemente pubblicati.

Da considerare soggetti più fragili e , quindi, individui per cui l'abuso alcolico potrebbe comprometterne la salute fisica e mentale, sono in primis quella fascia di età dei 16-17enni, che vede il 43,8% dei ragazzi consumatori di bevande alcoliche e il 40,5% delle ragazze, e quella degli over 65, i quali potrebbero avere ripercussioni sull'indebolimento dello stato fisico.

In numeri, sono circa 800.000 minorenni e 2.500.000 ultra sessantacinquenni consumatori a rischio per patologie e problematiche correlate all'abuso di alcool, compromettendo largamente lo stato di salute.

Il dato più preoccupante e strettamente legato ai giovani è quello del "binge drinking", che vede una percentuale nettamente in salita a seguito dell'anno pandemico: secondo le statistiche riportate, dal 2020 il 18,4% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età fa un abuso spropositato di alcol fuori dai pasti, di questi il 22,1% maschi e il 14,3% femmine.

 

La dannosità dell'alcol è ancor più evidente dai numeri rilevato dei decessi che segnano una vera e propria piaga per la di salute pubblica. L'abuso alcolico è responsabile di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità. Ad esso bisogna associare il mutamento della percezione, gli effetti psichici che portano spesso a comportamenti irresponsabili, o addirittura violenti e sconnessi, diventando una delle cause principali di incidenti stradali o aggressioni.

 

A rilevarne la gravità del fenomeno a livello sanitario sono i dati ricavati dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) che nel 2020 rilevano complessivamente 29.362 accessi in Pronto Soccorso con una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcool, riscontrando - addirittura - un 2% in codice rosso.

Uno scenario che ha di per sé sfumature drammatica, soprattutto nel mondo di giovani e adolescenti, che hanno fortemente sentito la privazione della vita al di fuori delle proprie quattro mura durante le restrizioni da Covi-19.

Associare all'abuso alcolico un senso di libertà "apparente", potrebbe arrecare danni sempre più gravi, non solo per ciò che concerne la salute fisica, ma - soprattutto - quella mentale, fomentando sempre di più dipendenze che potrebbe compromettere - inesorabilmente - la vita delle persone.