In Italia il 3 gennaio scorso la variante Omicron era predominante, con una prevalenza stimata all'81%, con una variabilità regionale tra il 33% e il 100%, mentre la Delta era al 19% del campione esaminato.

Sono questi i risultati definitivi dell'indagine rapida condotta dall'Istituto superiore di sanità e dal Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. Nell'indagine precedente, e relativa ai casi del 20 di dicembre 2021, la prevalenza di Omicron era stata stimata pari al 21%.

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre, "non bisogna trascurare il fatto che la variante Delta co-circola nel Paese, sia pure con una prevalenza che sta diminuendo progressivamente nel tempo, che suggerisce uno svantaggio competitivo nei confronti di Omicron".

IL MONITORAGGIO ISS-MINISTERO SALUTE - Peggiorano gli indicatori relativi all'occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, all'incidenza e ai casi derivanti da catene di tracciamento.

Incidenza in aumento, 1988 casi ogni 10.000 abitanti - L'incidenza settimanale dei casi di Covid a livello nazionale continua ad aumentare: 1988 ogni 100.000 abitanti (07/01/2022 -13/01/2021) contro 1669 ogni 100.000 abitanti (31/12/2021 -06/01/2021, dati flusso ministero Salute). Nel periodo 22 dicembre 2021 - 4 gennaio 2022, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato invece pari a 1,56 (range 1,24 - 1,8), in ulteriore aumento rispetto alla settimana precedente - quando è risultato pari a 1,43 - e ben al di sopra della soglia epidemica. Lo evidenzia il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.

Raddoppiano i contagi non associati a catene di trasmissione - Raddoppia il numero di nuovi casi Covid non associati a catene di trasmissione (649.489 contro 309.903 della settimana precedente).

La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è in forte diminuzione (13% contro il 16% della scorsa settimana).

È in diminuzione anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% contro il 50%) ed aumenta la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (39% contro il 34%).