Il 25 novembre offre senz’altro l’occasione per fermarsi a riflettere, per approfondire e ricordare a tutti noi che la violenza e la violenza sulle donne riguarda tutti. E’ un giorno in cui fare i conti con quello che abbiamo fatto e che dobbiamo ancora fare per aiutare le vittime della violenza, per offrire loro supporto e sostegno e per insieme intraprendere le azioni necessarie per prevenirla.

Ogni 15 minuti in Italia una donna è vittima di violenza, nel 2019 in Italia le donne uccise da chi dichiarava di amarle sono già 95 e lo scorso anno sono state 142.

Il 25 novembre la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne” ha consentito come detto di fare il punto sulla situazione attuale, sugli interventi normativi messi in campo, sulla rete di associazioni, istituzioni, forze dell’ordine e sanitari che si  occupano tutti i giorni di casi di violenza.

Oggi però a distanza di due giorni da tutte le manifestazioni internazionali, nazionali e locali dobbiamo andare al di là delle dichiarazioni, delle esternazioni di vicinanza e buona volontà, si devono far seguire alle parole i fatti.

Non è ammissibile che in Calabria, una terra in cui ogni giorno si deve lottare per reperire fondi e finanziamenti per assicurare i servizi essenziali, si possa solo pensare di perdere 170 mila euro stanziati nel 2017 per la nascita di centri antiviolenza e case rifugio.

Il rischio oggi è questo!

Se il Governo guidato dal premier Conte non darà parere favorevole entro il 31 dicembre alla richiesta inoltrata dagli uffici regionali di poter ripartire i fondi tra le strutture presenti sul territorio 170 mila euro torneranno indietro.

Intanto, in attesa che la situazione si sblocchi i gestori dei centri aspettano che vengano liquidate le somme previste per il 2018.

I centri antiviolenza, le case rifugio, queste ultime in Calabria sono solo tre, lavorano e continuano ad offrire assistenza e sostegno alle vittime di violenza grazie all’impegno dei volontari, ma la violenza e la violenza di genere, ed i numeri che la rappresentano lo confermano, richiedono un intervento che non può essere lasciato al buon cuore ed alla buona volontà di uomini e donne che si mettono al servizio della collettività e delle fasce più fragili della società.

La politica  e le istituzioni hanno la responsabilità di dare risposte, di garantire e assicurare le azioni necessarie per tutelare le fasce fragili, è un compito ed un dovere che non può essere delegato ad altri!