“Nonostante i continui segnali che giungono dalle sezioni con detenuti a 41 bis in evidente direzione del rafforzamento del comando dalle celle dei boss e capo clan, l’allarme lanciato dal procuratore anti ‘ndrangheta Nicola Gratteri (“le mafie si stanno avvantaggiando della guerra in Ucraina”) è preso sotto gamba.

Eppure è già accaduto con la guerra in Bosnia quando mafia, ‘ndrangheta, camorra hanno approfittato per rifornirsi di armi”. Così il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo che aggiunge: “la denuncia del dottor Gratteri, profondo conoscitore dell’attività delle organizzazioni criminali e attento osservatore delle dinamiche in continua evoluzione, si basa su un elemento inconfutabile: non c’è tracciabilità nell’arrivo di armi da Usa e Paesi Europei per l’esercito ucraino e combattenti.

Ed è proprio l’elemento su cui puntano le mafie con una differenza rispetto al passato. Questa volta si tratta di armi più moderne e sofisticate dei semplici kalashikov diffusi in Serbia, persino armi pesanti e grandi quantitativi di esplosivi.

C’è dunque di che preoccuparsi piuttosto che voltare la faccia d’altra parte. Ma – dice Di Giacomo – se questo Governo non sta facendo nulla nella lotta alle mafie fuori e dentro i penitenziari! – come ha già denunciato il procuratore anti ‘ndrangheta senza che nessuno abbia mosso un dito, cosa possiamo aspettarci da tutto il resto?

Lo Stato non può continuare a vanificare il grande lavoro dei magistrati antimafia, come Gratteri, e degli inquirenti. Non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Penitenziari –! che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno concentrando i propri interessi sulle attività economiche e produttive per acquisire alberghi, ristoranti, imprese, intensificare l’usura e per loro la guerra è occasione di traffici (cocaina droga in cambio di armi).

L’effetto devastante di tutto questo è lo scoraggiamento per le vittime delle mafie a denunciare e collaborare con i magistrati.
Per tutto questo siamo, senza se e senza ma, con Gratteri”