Lo scorso 19 novembre, durante il consiglio regionale, è stata approvata la legge n. 172 "Integrazione e promozione della minoranza Romanì" proposta dall'onorevole Giuseppe Morrone. La regione Calabria, che ospita dal XVI secolo le comunità romanès, ha riconosciuto la minoranza romani mediante una legge innovativa pensata da un gruppo di professionisti e Attivisti della Comunità. Per riconoscimento, come specificato nel dossier, si intende il riconoscimento culturale della personalità romanì non come "comunità nomade" ma come "comunità linguistica di minoranza". Lo scopo delle politiche culturali devono andare nella direzione dello studio e della trasmissione della lingua romanì per un recupero delle proprie radici e per contrastare la devianza ma anche contro la creazione di luoghi segreganti. La proposta di legge, composta da otto articoli, riconosce "la minoranza romanì come minoranza linguistica e mette in opera opportune azioni volte alla sua integrazione e promozione nel territorio regionale". Ad essere riconosciute sono anche il giorno 2 agosto, data della «soluzione finale» con lo sterminio
della minoranza romanì ad Auschwitz, Giorno del Porrajmos/samudaripè, al fine di ricordare questa tragedia e le leggi razziali che la resero possibile, e promuove iniziative pubbliche per non dimenticare ed il giorno 8 aprile che è la Giornata internazionale della popolazione romanì. Per la promozione della minoranza romanì si istituisce un osservatorio territoriale partecipato che ha le finalità di:
a) effettuare studi di tipo quantitativo e qualitativo sulla natura e composizione della minoranza romanì presente sul territorio regionale;
b) effettuare analisi volte alla valutazione e al monitoraggio delle politiche attuate e in corso di attuazione intorno alla minoranza romanì presente sul territorio regionale;
c) fornire un supporto conoscitivo alla progettazione di azioni di promozione della minoranza romanì presente sul territorio regionale, ai sensi della presente legge;
d) realizzare, incoraggiare o supportare studi di tipo linguistico e culturale intorno alla comunità romanì presente sul territorio regionale;
e) realizzare, incoraggiare o supportare attività di formazione intorno alla comunità romanì e per sviluppare la partecipazione attiva e qualificata dei membri di tale comunità;
f) favorire la partecipazione attiva e qualificata delle comunità romanì presenti nel territorio regionale alle attività politiche e amministrative delle istituzioni territoriali e locali, a quelle culturali e sociali di ogni tipo, per creare sinergia con la società civile;
g) attuare azioni di proficuo scambio e confronto con analoghi Osservatori regionali o altri istituti di ricerca. L'osservatorio è composto da nove membri: cinque membri del mondo accademico e della società civile di provata esperienza con le comunità romanès nell'ambito giuridico, sociologico, storico, pedagogico, linguistico, interculturale e della ricerca; quattro appartamenti alle comunità romanès.