Castrolibero, reintegrato professore indagato per molestie: studentessa rischia accusa di falsa testimonianza
Era stato accusato di presunte molestie sessuali ai danni di una studentessa, il professore del liceo “Valentini-Majorana” di Castrolibero che – nel mirino della vicenda che aveva mosso l’intero istituto alla protesta – era stato licenziato. Episodio che – però – è stato considerato dai giudici del lavoro ricco di “incongruenze e contraddizioni tali da far ritenere falsi i fatti denunciati”, motivo per cui, il giudice del lavoro di Cosenza ne ha annullato il licenziamento. Una sentenza che potrebbe ribaltare l’inchiesta penale e vedere la giovane accusata di falsa testimonianza.
Relativo alla sentenza, risulterebbe essere condannato – inoltre - il Ministero dell’Istruzione che dovrà risarcire gli stipendi e le quote di TFR riguardanti il periodo in cui il professore non ha potuto esercitare la propria professione in quanto sospeso.
La difesa del docente avrebbe – infatti - dimostrato che a febbraio 2022 – all’epoca dei fatti – il suddetto era in malattia e – pertanto - non poteva essere presente all’interno dell’istituto dove la studentessa avrebbe dichiarato di aver subito molestia.
Secondo quanto ritenuto dal tribunale «i dati probatori risultano decisamente smentiti» e che i fatti che vengono contestati al docente «debbano ritenersi insussistenti per l’inattendibilità della fonte dell’accusa, attesi i dati falsi emersi nel corso dell’istruttoria e le descritte gravi contraddizioni, anch’esse univocamente sintomatiche di un racconto non veritiero».
Per quanto la vicenda risalga allo scorso febbraio, i fatti di cui si sarebbe reso responsabile il docente sono accaduti in un periodo precedente.
Le ipotesi di reato a carico del docente erano violenza sessuale, tentata violenza sessuale, molestie sessuali e tentata estorsione. L'avviso era stato inviato anche a un ex dirigente dell'istituto, oggi in pensione, accusata di omissione di atti d'ufficio poiché, in qualità di pubblico ufficiale e pur essendone a conoscenza, avrebbe omesso di denunciare i fatti.
Le indagini erano state avviate dai carabinieri della Compagnia di Rende e del Reparto operativo di Cosenza dopo le denunce presentate dalle studentesse che sarebbero state molestate.
In particolare, le ragazze sono 4, tutte minorenni all'epoca dei fatti. L'accusa di tentata estorsione per il professore deriva dal fatto che in un caso, risalente al giugno 2018, avrebbe minacciato una delle giovani, prospettandole, come afferma la Procura nell'avviso di conclusione indagini, "il mancato raggiungimento della sufficienza nella sua materia qualora non avesse accondisceso alla richiesta di scattarsi una foto ritraente il seno, le porgeva il proprio telefono cellulare con la telecamera accesa al fine di costringere la vittima ad assecondare le sue richieste. Evento non verificatosi a causa del rifiuto da parte della ragazza".
Sempre secondo la Procura, il professore, in diverse occasioni, avrebbe "palpeggiato, sfiorato ed umiliato le studentesse".
La vicenda provocò l'occupazione della scuola da parte degli studenti per 17 giorni.
La protesta aveva come obiettivo, oltre che l'insegnante, anche la dirigente dell'epoca dell'istituto, Iolanda Maletta, accusata di non avere adottato adeguati provvedimenti disciplinari a carico del docente.
L'occupazione indusse il Ministero dell'Istruzione a disporre un'ispezione. Gli studenti decisero di sospendere la protesta solo dopo la nomina di un dirigente reggente
Relativo alla sentenza, risulterebbe essere condannato – inoltre - il Ministero dell’Istruzione che dovrà risarcire gli stipendi e le quote di TFR riguardanti il periodo in cui il professore non ha potuto esercitare la propria professione in quanto sospeso.
La difesa del docente avrebbe – infatti - dimostrato che a febbraio 2022 – all’epoca dei fatti – il suddetto era in malattia e – pertanto - non poteva essere presente all’interno dell’istituto dove la studentessa avrebbe dichiarato di aver subito molestia.
Secondo quanto ritenuto dal tribunale «i dati probatori risultano decisamente smentiti» e che i fatti che vengono contestati al docente «debbano ritenersi insussistenti per l’inattendibilità della fonte dell’accusa, attesi i dati falsi emersi nel corso dell’istruttoria e le descritte gravi contraddizioni, anch’esse univocamente sintomatiche di un racconto non veritiero».
La vicenda
Per quanto la vicenda risalga allo scorso febbraio, i fatti di cui si sarebbe reso responsabile il docente sono accaduti in un periodo precedente.
Le ipotesi di reato a carico del docente erano violenza sessuale, tentata violenza sessuale, molestie sessuali e tentata estorsione. L'avviso era stato inviato anche a un ex dirigente dell'istituto, oggi in pensione, accusata di omissione di atti d'ufficio poiché, in qualità di pubblico ufficiale e pur essendone a conoscenza, avrebbe omesso di denunciare i fatti.
Le indagini erano state avviate dai carabinieri della Compagnia di Rende e del Reparto operativo di Cosenza dopo le denunce presentate dalle studentesse che sarebbero state molestate.
In particolare, le ragazze sono 4, tutte minorenni all'epoca dei fatti. L'accusa di tentata estorsione per il professore deriva dal fatto che in un caso, risalente al giugno 2018, avrebbe minacciato una delle giovani, prospettandole, come afferma la Procura nell'avviso di conclusione indagini, "il mancato raggiungimento della sufficienza nella sua materia qualora non avesse accondisceso alla richiesta di scattarsi una foto ritraente il seno, le porgeva il proprio telefono cellulare con la telecamera accesa al fine di costringere la vittima ad assecondare le sue richieste. Evento non verificatosi a causa del rifiuto da parte della ragazza".
Sempre secondo la Procura, il professore, in diverse occasioni, avrebbe "palpeggiato, sfiorato ed umiliato le studentesse".
La vicenda provocò l'occupazione della scuola da parte degli studenti per 17 giorni.
La protesta aveva come obiettivo, oltre che l'insegnante, anche la dirigente dell'epoca dell'istituto, Iolanda Maletta, accusata di non avere adottato adeguati provvedimenti disciplinari a carico del docente.
L'occupazione indusse il Ministero dell'Istruzione a disporre un'ispezione. Gli studenti decisero di sospendere la protesta solo dopo la nomina di un dirigente reggente