Sogni da realizzare, traguardi da raggiungere, aspettative, speranze e buoni propositi: arriva la notte di San Silvestro e ognuno ha in serbo per sé una valigia piena di desideri da concretizzare nel corso dell’anno che verrà.  Si preparano vestiti, festeggiamenti, cenoni, veglioni e botti; aggregati di persone che si riuniscono per ritrovarsi. Si ha voglia di stare insieme dopo lo stop forzato degli anni precedenti, c’è la voglia di fare feste e di riunirsi ma quest’anno non per tutti sarà capodanno.

Non è capodanno per chi ogni mattina si sveglia a suon di fucilate, tra i defunti delle trincee e le persone morenti che esalano gli ultimi respiri, tra il suggestivo sottofondo delle preghiere che rimbombano nella testa implorando di trovare la pace. Non è capodanno per chi muore di fame e di stenti, per chi pur di non abbandonare la propria terra vive per strada, senza casa, acqua, fonti di calore ed elettricità. Non sarà capodanno per i soldati al fronte che combattono in guerra, non sarà capodanno per le mamme, mogli, figli, parenti, conoscenti e per tutti coloro che vivono lo strazio del conflitto. Non è capodanno per chi vive lenti passi scoraggiati, per chi sa che dalla devastazione non può in alcun modo tornare indietro con la consapevolezza che non si può recuperare ciò che ormai è perduto per sempre: la vita di un amico, di un fratello lontano che ora, non si può più abbracciare.

Non sarà capodanno per chi ha solo i boati nelle orecchie, il freddo sulle gambe, il respiro dell’ingiustizia nella mente e il peso di vite umane che gravano sul cuore.

Non sarà una notte di festa per chi ha la polvere negli occhi e le lacrime nel cuore, per chi, guardando il fuoco vede andare in fumo ogni speranza insieme al futuro.

Non sarà capodanno per ogni soldato costretto a combattere, per ogni madre che non sa se suo figlio tornerà a casa. Per ogni padre che non riabbraccerà il suo bambino, per ogni moglie che non rivedrà suo marito. Per chi non ha voce per parlare, occhi per vedere, per chi combatte stremato e non ha più forze. Per tutti loro, no, non è capodanno.

Di Anna Runca