Mimmo Lucano
Mimmo Lucano

Il 6 novembre è stata fissata l'udienza in Cassazione per il processo "Xenia", in cui è imputato il parlamentare europeo di Avs e sindaco di Riace, Mimmo Lucano.

I fatti

Davanti alla seconda sezione penale della Suprema Corte si discuterà il ricorso della Procura generale di Reggio Calabria contro la sentenza della Corte d'Appello, che lo scorso ottobre ha ridotto la condanna di Lucano da 13 anni e due mesi a un anno e sei mesi per presunti illeciti nella gestione dell'accoglienza dei migranti a Riace.

Nel processo di secondo grado, Lucano è stato assolto da tutti i reati per cui era stato condannato in primo grado, eccetto un episodio di presunto falso.

Gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia hanno presentato un ricorso in Cassazione per la condanna di 18 mesi di reclusione con pena sospesa inflitta in appello. Il ricorso si concentra sulle intercettazioni che la Corte d'Appello di Reggio Calabria ha giudicato inutilizzabili.

I dettagli

Tuttavia, il ricorso della Procura generale non riguarda i reati di associazione per delinquere, né i quattro episodi di peculato e due falsi, per i quali Lucano è stato già assolto in via definitiva. Si riferisce invece a episodi di truffa aggravata, abuso d'ufficio e un falso contestato all'europarlamentare.

La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano

Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace e attuale parlamentare europeo per Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), è al centro di una lunga vicenda giudiziaria legata alla gestione del modello di accoglienza dei migranti nella cittadina calabrese. Lucano è stato inizialmente condannato a 13 anni e due mesi in primo grado per una serie di presunti illeciti. Tra i reati contestati vi erano l'associazione per delinquere, il peculato, il falso e l'abuso d'ufficio, tutti legati alla gestione dei fondi destinati all'accoglienza dei rifugiati.

L'appello e la riduzione della condanna

Nell'ottobre 2022, la Corte d'Appello di Reggio Calabria ha ridotto significativamente la condanna inflitta a Lucano, portandola da 13 anni e due mesi a un anno e sei mesi di reclusione con pena sospesa. La Corte ha assolto Lucano da tutti i reati contestati in primo grado, tranne per un singolo episodio di presunto falso. Questo risultato ha segnato una svolta importante nel processo, liberando Lucano dalle accuse più gravi, tra cui l'associazione per delinquere e diversi episodi di peculato e abuso d'ufficio.

Il ricorso in Cassazione

Tuttavia, il 6 novembre 2024, la Corte di Cassazione è chiamata a esaminare due ricorsi distinti: quello della Procura generale di Reggio Calabria, che contesta la sentenza d'appello, e quello degli avvocati di Lucano, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, che chiedono la piena assoluzione del loro assistito. Il ricorso della Procura generale non riguarda i reati per cui Lucano è stato assolto in via definitiva, come l'associazione per delinquere e il peculato, ma si concentra su episodi di truffa aggravata, abuso d'ufficio e un altro presunto falso.

Le intercettazioni e la difesa

Un elemento centrale della difesa di Lucano è la questione delle intercettazioni, che la Corte d'Appello di Reggio Calabria ha ritenuto inutilizzabili. Gli avvocati della difesa hanno presentato il loro ricorso in Cassazione proprio su questo punto, sostenendo che l'intera vicenda sia viziata da un uso improprio di tali prove. In ogni caso, la condanna d'appello prevede una pena sospesa di 18 mesi, ma il dibattito su questi aspetti legali sarà cruciale per l'udienza in Cassazione.