Osservata dal telescopio spaziale James Webb un'aurora su una nana bruna, un oggetto cosmico a metà tra una stella e un pianeta gigante: troppo piccola per attivare i processi di fusione ma troppo grande per essere un vero e proprio pianeta.
A identificare questo inatteso bagliore, che potrebbe trasformare le nostre conoscenze sulla formazione delle aurore, sono state le osservazioni guidate Jackie Faherty, del Museo di Storia Naturale di New York,e presentate nell'ultimo incontro della Società Astronomica Americana a New Orleans.
Catalogata con la sigla W1935, l'oggetto di studio è una nana bruna, una tipologia di oggetti detti così perchè sono piccole 'stelle' che emettono pochissima luce in quanto non hanno una massa sufficiente ad attivare reazioni di fusione nucleare. W1935 ha pero' mostrato inaspettatamente uno strano bagliore nei suoi strati piu' esterni: segnali che ricordano molto da vicino quelli prodotti dalle aurore, un fenomeno che si osserva praticamente in tutti i pianeti del Sistema Solare e che e' dovuto all'interazione tra le particelle emesse dal Sole e l'atmosfera dei pianeti.
La scoperta di un simile bagliore, associato in questo caso all'eccitazione di molecole di metano presenti nell'atmosfera della nana bruna, su W1935 ha pero' suscitato sorpresa perche' la nana bruna non ha nessuna altra stella nelle sue vicinanze. Le aurore, infatti, sono finora sempre state associate all'interazione tra una sorgente di energia, solitamente una stella, e un pianeta su cui si osserva l'aurora. In questo caso W1935 non ha nelle vicinanze alcuna stella e secondo i ricercatori una possibile spiegazione del fenomeno potrebbe essere la presenza di qualche piccolo pianeta nei suoi paraggi che in qualche modo interagisca con la nana bruna.
"Abbiamo osservato questo tipo di fenomeno in pianeti con una stella vicina che puo' riscaldare la stratosfera - ha detto Ben Burningham, dell'Universita' dell'Hertfordshire in Inghilterra e tra gli autori dello studio - ma vederlo in un oggetto senza un'evidente fonte di calore esterna e' incredibile". Secondo gli autori future osservazioni con il telescopio Webb potranno svelare meccanismi finora mai compresi legati all'interazione tra le stelle e i suoi pianeti, forse presenti anche nel nostro sistema solare.