L’origine dell’uva e quella del vino, che finora sono state un mistero finora irrisolto, risalgono a 11mila anni fa, grazie a due eventi di domesticazione separati geograficamente da più di 1.000 chilometri ma simili nel risultato, avvenuti in Asia occidentale e nella regione del Caucaso.

 

Lo ha ricostruito la più vasta analisi genetica mai condotta, che ha esaminato oltre 3mila campioni di varietà di vite provenienti anche da collezioni private e da esemplari mai documentati.


 

Lo studio è pubblicato sulla rivista Science, conquistando anche la copertina, dal gruppo internazionale guidato da Università agraria cinese dello Yunnan, Laboratorio statale di genomica agraria di Shenzhen e Accademia Cinese delle Scienze di Pechino, con la collaborazione italiana delle Università di Milano, Milano-Bicocca e Mediterranea di Reggio Calabria, del Centro nazionale per la biodiversità (Nbfc) di Palermo e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

 

Anche se l’uva e il vino rivestono un ruolo di primo piano dal punto di vista culturale, è stato finora difficile confermare il momento e il luogo esatti della loro origine, principalmente a causa di analisi genetiche che hanno riguardato soltanto poche varietà.


 

Le principali ipotesi sostenevano che la coltivazione della vite da vino (Vitis vinifera) fosse nata da un’unica domesticazione della varietà selvatica (Vitis sylvestris), avvenuta in Asia occidentale prima dell’avvento dell’agricoltura e che le varietà di uva da tavola fossero arrivate solo molto più tardi.

 

Il nuovo studio smentisce però questo scenario: gli eventi di domesticazione della vite selvatica sono stati in realtà due, uno in Asia occidentale e l’altro nella regione del Caucaso, al confine tra Asia ed Europa.