La produzione di birra in Italia negli anni si è espansa, tanto che è divenuto possibile realizzare prodotti al 100% made-in-Italy.

Sono diverse le aziende che lo stanno già facendo e che sono in mostra alla manifestazione fieristica riminese Beer&Food Attraction.

"Abbiamo fatto i primi campi di luppolo della storia dell'Italia contemporanea 14 anni fa, e 11 anni fa abbiamo fatto la prima birra 100% italiana della storia", spiega Teo Musso, presidente del Consorzio Birra Italiana e titolare di un birrificio piemontese.

All'interno del consorzio vi sono ora "il 95% dei produttori di luppolo" e "oltre il 60% della produzione di malto italiano", aggiunge. Diversi i birrifici "in transizione", cioè che vogliono iniziare ad utilizzare materie prime italiane.

"Questo è un passaggio epocale" - afferma il presidente - perché sottende "la presa di coscienza che la birra è un prodotto agroalimentare, quindi in quanto tale deve poter usare materie prime del territorio".

La fiera riminese, giunta alla sua settima edizione, è dedicata più in generale al consumo di cibi e bevande fuori casa. E tra gli alimenti che più si sposano con una pinta d'orata, vi sono quelli a base di farina, come la pizza. "Le nostre farine provengono dai mercati italiani, e poi dall'Austria, dal Canada e dalla Germania. Non abbiamo avuto nessun problema riguardante la reperibilità del grano", spiega il maestro pizzaiolo Salvatore Polo, che è anche tecnico commerciale di un antico mulino del Piacentino, commentando l'attuale situazione geopolitica.

Difficoltà di reperimento do grano da Ucraina e Russia "non le riscontriamo, perché noi non abbiamo mai fatto dei contratti in quelle nazioni". Il problema in questo momento per i mulini, spiega, "è il caro energia e il caro trasporti". E soprattutto il fatto che "la Russia soddisfaceva il 20% del mercato locale. E quindi non essendoci più quel grano, gli altri grani vanno ad aumentare" di costo, aggiunge.