“La sanità calabrese ha bisogno di più medici per poter garantire i Lep, i livelli essenziali di prestazioni; ha bisogno di programmazione, di progettualità; ha bisogno di interventi che blocchino le ruberie, che la affranchino dalle piccole e dalle grandi posizioni di potere assunte dagli amministrativi; la sanità calabrese ha necessità di frenare la migrazione, che sottrae alla nostra regione oltre 200 milioni di euro ogni anno”. Massimo Misiti, portavoce alla Camera dei Deputati per il Movimento Cinquestelle s’interroga su chi gestisca la sanità in Calabria. “Nella nostra regione più che di malasanità – dice Misiti – si deve parlare di mala gestione della sanità. Ci sono interessi illeciti che, da sempre, minano pericolosamente il lavoro degli operatori sanitari. Una cattiva gestione amministrativa che si traduce in disavanzo e che, inevitabilmente, si riflette sui cittadini, privando loro della giusta assistenza sanitaria”. Nella sua disanima il deputato pentastellato punta l’attenzione soprattutto sulla migrazione sanitaria che, per Misiti, discende da “una gestione non proprio consona alle esigenze sanitarie della regione.  Perché c’è un’evidente e colpevole incongruenza nell’obbligare le strutture mediche a non eseguire più di un certo numero di prestazioni, quando, per contro, si pagano le prestazioni erogate a calabresi in altre regioni. È palese – dice ancora Misiti - che ciò non dipenda dai medici o dagli esercenti le professioni sanitarie, ma dagli amministrativi, vale a dire quelle persone che considerano gli uffici in cui dovrebbero lavorare al servizio della comunità come proprietà privata. Per non parlare, poi, dello strano mondo delle consulenze, erogate più per conoscenze che per conoscenza. E che dire, ancora, dell’assenza di una gestione e di una programmazione sulla costruzione di 21 strutture sanitarie edificate, usufruendo dell’ex art 20 della Legge 67 del 1988, che sono costate alla casse regionali 14 milioni di euro, senza che gli uffici amministrativi effettuassero o sollecitassero i giusti controlli”. Per il parlamentare Cinquestelle una grossa fetta di colpa è da ascrivere “alle innumerevoli assenze dei rappresentati della Regione alla conferenza Stato – Regioni, assenze colmate rarissime volte e, comunque, con scarsa, scarsissima efficacia per evidenti incapacità. Ma la lista delle cause della nostra deficitaria sanità regionale può continuare citando la mancanza di controllo e di rispetto delle norme sulla sismicità e sulla sicurezza delle strutture sanitarie, che vengono disposte dai tecnici delle aziende sanitarie e/o ospedaliere. O, ancora, l’assurda riduzione, decisa in una notte, delle 11 aziende sanitarie alle attuali 5, con l’art. 7 della L.R. n 9 del 11 maggio 2007, (provvedimento generale recante norme di tipo ordinamentale e finanziario collegato alla manovra di finanza regionale per l'anno 2007, art. 3, comma 4 della legge regionale n. 8/2002), che se da un lato si può interpretare in modo positivo nell’ottica di un risparmio nella gestione della spesa, dall’altro accentra il potere nelle mani di pochi. Alla fine, però, tutto il peso di questa nostra sanità deficitaria viene scaricato impietosamente sui medici, sugli esercenti la professione sanitaria. Diventano loro gli agnelli sacrificali e i pazienti le vittime.  Nel 2019  - continua Misiti - ci sono stati oltre 300 mila accessi ai pronto soccorso della regione, sono state erogate prestazioni da un numero ridotto di medici vessati da ordini di servizio, da obblighi morali, senza alcun tipo di garanzia né sull’integrità fisica né su quella psichica, perché tanto i medici devono ‘fare quello che diciamo noi altrimenti si possono licenziare’. In tutto questo, il commissario ed il sub commissario sono quotidianamente sommersi dalle problematiche che orbitano intorno alla gestione della sanità calabrese senza alcun sostegno, almeno fino a poco tempo fa. Il nuovo governatore si troverà di fronte a montagne di burocrazia e a nugoli di persone ancorate alle loro poltrone e serve di vecchie logiche. Questo sistema deve essere completamente revisionato, mettendo mano al Dipartimento alla Salute della Regione e, se necessario, sradicando quei burocrati che hanno dimostrato di non essere capaci di gestire la cosa pubblica. La vera rivoluzione, la vera trasparenza deve prevedere un rotazione totale senza nessuna possibilità di riciclaggio di figure politiche e/o amministrative che abbiano avuto già accesso presso gli uffici amministrativi/legislativi. Il diritto alla salute va sì ricercato e preteso, ma i colpevoli del disavanzo hanno nomi e cognomi. Basta – conclude Misiti - scaricare le colpe della cattiva gestione sanitaria calabrese sui medici”.